Siamo nel 1528, Melfi è stato saccheggiata e bruciata dall'esercito francese. Il paese distrutto viene abbandonato, i superstiti si rifugiano sul Monte Vulture, nella selva dello Spirito Santo. L'esilio sul monte dei cittadini di Melfi si concluderà con l'arrivo dell'esercito spagnolo che il giorno della Pentecoste scaccerà i francesi e libererà il feudo.
Ogni anno, nel giorno in cui i cristiani celebrano la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli e su Maria, a Melfi si rievoca la liberazione della città federiciana con un evento che unisce il sacro alla storia.
La banda sveglia la città e invita a partire in pellegrinaggio fino alla chiesa rupestre dello Spirito Santo, alle pendici del Monte Vulture. Dopo la messa i pellegrini si accomodano nei prati circostanti per un'abbondante colazione che ripaghi della fatica fatta per risalire i pendii del Monte
Successivamente si ritorna in paese e parte il corteo storico. Figuranti con sfarzosi costumi medievali, sbandieratori, armigeri e il tradizionale carro trainato da buoi su cui è posta l'immagine dello Spirito Santo sfilano per la città con passo solenne. Suggestive sono le ricostruzioni delle battaglie, l'assalto alle mura del castello e l'assedio finale. Unica in Italia, la Festa dello Spirito Santo si celebra in concomitanza con il giorno della Pentecoste.
In periodo medievale, i melfitani, festeggiare la primavera la domenica di Pentecoste. Le giovani in età da marito in questa giornata potevano dichiararsi ai loro ragazzi ottenendo al benevolenza dei genitori. Col passare del tempo questa tradizione si è unita alla festività religiosa della discesa dello Spirito Santo.
Ultima modifica 25/08/2016 ore 14:39
Foto: Città di Melfi